Riflessioni

Convivere con un’emergenza che continua ad essere presente nelle nostre vite, nelle nostre passioni. Convivere e pagarne il conto delle conseguenze, delle chiusure, delle misure estreme che provano a costruire barriere invisibili alla diffusione, tentando di spezzare sequenze contagiose che frenano la quotidianità, la rallentano, limitandone libertà imprenditoriali ed individuali. Nel rispetto delle regole ci adeguiamo, sostantivo utile a “rendere proporzionale sul piano dell’efficienza o della convenienza il proprio sforzo allo scopo da raggiungere”. Il calcio si è adeguato alle regole sanitarie imposte, al blocco totale di marzo scorso, ad una estate di speranze e di ripresa, all’illusione di campi aperti da settembre pensando che il peggio fosse ormai alle spalle. Una condizione che ha portato società e dirigenti a fidarsi, ad iscrivere squadre, ad ingaggiare calciatori, ad investire in una nuova normalità.

Mesi di lavoro condizionati da atleti positivi, cicli di tamponi, costi aggiuntivi alla lista dei costi, senza incassi e abbonamenti da rimborsare. Uno stadio adattato alle regole mutanti anti-covid, con settori ridotti di capienza e distanze quasi raddoppiate, che non può ancora ospitare la passione della gente ritenuta “pericolosa”, perché la gente contagiata dal calcio è causa potenziale di diffusione del virus. Senza incassi e con motivazioni da ricercare, da darti e da dare, si continuano  a sostenere tecnici e calciatori, si lavora duramente per mantenere intatto il tesoretto di sponsorizzazioni che affiancano una gestione coraggiosa, che contribuisce ad alimentare ambiziosi progetti, programmi annunciati con obiettivi da costruire e realizzare.

Viviamo una fase storica unica in cui i nuovi ordini economici rischiano di essere ridisegnati da una pandemia senza freni, che aspetta un vaccino da somministrare su larga scala, per placare la sua virale avidità. Solo allora, forse, tutto finirà. Tra restrizioni e limitazioni devi trovare il coraggio di andare avanti, di continuare dritto confermando gli impegni, pur uniformandoli alla realtà attuale. Una lunga fase di preparazione per un campionato che per l’Angri doveva iniziare ad ottobre. Qualche amichevole, due gare di coppa giocate con un passaggio di turno conquistato, quattro partite rinviate per la presenza di positivi in rosa e quota zero nella casella delle partite giocate. La squadra non ha mai perso il sostegno di una società presente economicamente e poco fisicamente.

Questa la forza, questa la sostanza di un gruppo di persone che resiste, che restano ottimiste perché positive alla vita  e non al covid. Guardano al calciomercato, a potenziare la rosa, all’ essere pronti ad iniziare il proprio campionato, quando decideranno di farlo giocare. Imprenditori di successo nel privato, sono i “nuovi sognatori” che non lasceranno minare le fondamenta del grande progetto, del “grande sogno grigiorosso”. Vogliono essere concreti perché in gioco vi è il sogno sportivo di un’intera comunità, quello di tante generazioni, quello che si aspetta da troppo tempo, da troppi anni ormai.

ER

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